Alla fine degli anni '70 fa facevo contrabbando di film. Era contrabbando con fini culturali e, devo dire, senza alcun fine di lucro.

Avevamo fondato un cineclub (il glorioso Angelo Azzurro di Bologna) e periodicamente noleggiavamo in Inghilterra film inediti in Italia.

Dopo esserci scontrati una prima volta col labirinto burocratico dell'importazione ufficiale decidemmo, in nome della cultura, di passare all'illegalità. Ritiravamo e riconsegnavamo i film noleggiati di persona e cercavamo di passare le frontiere senza dare nell'occhio..

Così mi capitava di viaggaire tra Bologna e Londra con improbabili e pesantissimi bagagli pieni di bobine a 16mm. Normalmente il viaggio senza film (l'andata al ritiro, il ritorno alla riconsegna) lo facevo in aereo, quello con la valigia piena (per evitare i controlli doganali) in treno.

I film rimanevano in Italia un mese e, oltre che all'Angelo Azzurro, venivano presentati in altri 3/4 cineclub.

In una di queste occasioni ci fu un disguido e  il Cineclub Obraz di Milano mise in programma uno dei film che avevo in valigia per il giorno in cui era previsto il mio arrivo in Italia.

Decisi di mettere da parte le cautele e comprai un biglietto aereo per Linate (tra l'altro molto più economico del corrispondente biglietto ferroviario).

Il grande Enrico Livraghi (scomparso nel 2010) mi aspettava all'aeroporto. Quando mi vide uscire dal ritiro bagagli tirò un sospiro di sollievo. La programmazione era salva!

Poi il gelo. Un finanziere mi fa un cenno: controllo bagagli. La mia valigia troppo pesante, i miei capelli troppo lunghi, il mio pizzetto troppo da Hippy non erano passati inosservati.

Certo quello che il finanziere si trova davanti è inaspettato. Sopra pochi effetti personale 6/7 bobine di pellicola a 16mm di varie dimensioni.

- E questi cosa sono ? -

- Film - rispondo io.

Sotto gli occhi esterrefatti di Enrico che impallidito ci osserva col naso incollato al vetro dell'atrio arrivi, il finanziere prende le bobine ad una ad una,  le gira e le rigira tra le mani, stacca lo scotch,  e ne srotola un paio di metri di pellicola, la guarda in trasparenza, la riavvolge. In realtà sta prendendo tempo. Intuisce che qualcosa gli sfugge, ma non sa cosa. Ancora qualche secondo di suspanse poi rinuncia e mi lascia andare.

Come nella Lettera Rubata di Edgar Allan Poe fuorviato dal suo stesso obbiettivo (in questo caso trovare la droga) il solerte doganiere non si accorge che ciò che cerca (l'oggetto del contrabbando) è proprio lì sotto il suo naso.

E così quella sera il pubblico dell'Obraz ebbe il suo film e io me ne tornai a Bologna col il mio improbabile e pesantissimo bagaglio.